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Pagina:I promessi sposi (1825) II.djvu/167

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ch’io t’avvisi d’una cosa. Sai come ci chiamano in questo paese, noi altri dello stato di Milano?”

“Come ci chiamano?”

“Ci chiamano baggiani.”

“Non è mica un bel nome.”

“Tanto fa: chi è nato su quel di Milano, e vuol vivere su quel di Bergamo bisogna torselo in pace. Per questa gente, dar del baggiano a un milanese, è come dar dell’illustrissimo a un cavaliere.”

“Lo diranno, m’immagino, a chi se lo vorrà lasciar dire.”

“Figliuol mio, se tu non sei disposto a succiarti del baggiano a tutto pasto, non far conto che tu possa viver qui. E’ si vorrebbe esser sempre col coltello alla mano; e quando, per un supposto, tu ne avessi ammazzati due, tre, quattro; verrebbe poi quegli che ammazzerrebbe te: e allora, che bel guasto di comparire al tribunale di Dio, con tre o quattro omicidii addosso!”

“E un milanese che abbia un po' di....” e qui picchiò la fronte col dito, come aveva fatto nell’osteria della luna piena. “Voglio dire, uno che faccia bene il suo mestiere?”

“Tutt’uno: qui è un baggiano anch’egli. Sai tu come dice il mio padrone, quando