Pagina:I promessi sposi (1825) II.djvu/196

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desiderava che si mettesse. Dall’altra parte il ripiego era talmente consentaneo all’umore del conte zio, talmente indicato dalle circostanze, che, senza suggerimento di chi che sia, si può scommettere che l’avrebbe pensato e abbracciato. Si trattava che, in una guerra pur troppo aperta, uno del suo nome, un suo nipote non istesse al di sotto: punto essenzialissimo alla riputazione del potere che gli stava tanto sul cuore. La soddisfazione che il nipote poteva pigliarsi da sè, sarebbe stata un rimedio peggior del male, un seminario di guai; e bisognava stornarla a ogni partito, e senza perder tempo. Comandargli che partisse in quel momento dalla sua villa, già non avrebbe obbedito; e quando avesse, era un cedere il campo, una ritirata della casa dinanzi ad un convento. Ordini, forza legale, spauracchi di tal genere, non valevano contra un avversario di quella condizione: il clero regolare e secolare era affatto immune da ogni giurisdizione laicale; non solo le persone, ma i luoghi ancora abitati da esso; come dee sapere anche chi non avesse letta altra storia che la presente; che starebbe fresco. Tutto quel che si poteva contro un tale avversario era cercar di rimuoverlo; e il mezzo a ciò era il padre