Pagina:I promessi sposi (1825) II.djvu/199

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anch’egli lasciar parlare un poco, e stare a udire, e ricordarsi che finalmente in questo mondo non c’era soltanto i personaggi che facevan per lui. Poco dopo levati da tavola, egli pregò il padre provinciale che passasse con lui in un altra stanza.

Due potestà, due canizie, due esperienze consumate si trovavano a fronte. Il magnifico signore fe’ sedere il padre molto reverendo, s’assise anch’egli e comincio: “stante l’amicizia che passa fra noi, ho creduto di far parola a vostra paternità d’un affare di comune interesse, e che vuol essere conchiuso fra noi, senza andare per altre vie, che potrebbero..... E però, alla buona, col cuore in mano, le dirò di che si tratta; e in due parole son certo che andremo d’accordo. Mi dica: nel loro convento di Pescarenico v’è un padre Cristoforo da ***?”

Il provinciale accennò di sì.

“Mi dica un po’ vostra paternità, schiettamente, da buon amico..... questo soggetto.... questo padre..... Di persona io non lo conosco; e sì che di padri cappuccini ne conosco parecchi, uomini d’oro, zelanti, prudenti, umili: sono stato amico dell’ordine fino da ragazzo.... Ma in ogni famiglia un po’ numerosa.... v’è sempre qualche