Pagina:I promessi sposi (1825) II.djvu/223

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erano già storie antiche; e nessuno dei giovani valligiani si ricordava d’aver quivi veduto un di quella razza, nè vivo, nè morto.

Tale è la descrizione che l’anonimo ci dà del luogo: del nome nulla; anzi, per non metterci sulla via di scoprirlo, non dice niente del viaggio di don Rodrigo, e lo porta di lancio nel mezzo della valle, appiè del poggio, all’imboccatura dell’erto e tortuoso sentiero. Quivi era una taverna, che si sarebbe anche potuta chiamare un corpo di guardia. Una vecchia insegna appesa al di sopra della porta mostrava dalle due parti dipinto un sole raggiante; ma la voce pubblica, che talvolta ripete i nomi come le vengono insegnati, talvolta li rifà a suo modo, non disegnava quella taverna che col nome della Malanotte.

Al romore d’una cavalcatura che si avvicinava, comparve sulla soglia un ragazzaccio ben guernito di coltelli e di pistole; e dato un’occhiata, entrò ad informare tre scherani, che giucavano sul desco con certe carte sudicie e ravvolte a guisa di tegole. Colui che pareva essere il capo si levò, si fece alla porta, e riconosciuto un amico del suo padrone, lo inchinò. Don Rodrigo, rendutogli con molto garbo il saluto, chiese se il signore si trovasse al castello; e rispostogli da quel capo-