Pagina:I promessi sposi (1825) II.djvu/25

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pareva che fosse in procinto di dire: son qua io, marmaglia.

Quella nicchia è ora vota, per un caso singolare. Circa cento settant’anni dopo quello che noi stiamo raccontando, un giorno fu cambiata la testa alla statua che v’era, le fu tolto di mano lo scettro e postovi invece un pugnale, e alla statua fu messo nome Marco Bruto. Così conciata ella stette forse un paio di anni; ma una mattina, certuni che non avevano simpatia con Marco Bruto, anzi dovevano avere con lui una ruggine segreta, gettarono una fune attorno alla statua, la strapparono giù, le fecero cento angherie; e smozzicata e ridotta ad un torso informe, la strascinarono non senza un gran cacciar di lingue, per le vie, e quando furono stracchi ben bene, la gittarono non so dove. Chi lo avesse detto ad Andrea Biffi, quando la scolpiva!

Dalla piazza de’ mercanti, la torma clamorosa insaccò nella viuzza de’ fustagnai, per donde si sparpagliò nel Cordusio. Ognuno, al primo sboccarvi, si volgeva tosto a guardar verso il forno ch’era stato indicato. Ma invece della folla d’amici che si aspettavano di trovarvi già al lavoro, videro soltanto pochi starsene badaloccando e tentennando a qualche distanza della bottega, la quale era chiusa,