Pagina:I promessi sposi (1825) II.djvu/269

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che importa quello ch’io abbia fatto? che importa? È una pazzia la mia...... E se c’è quest’altra vita....!

A un tal dubbio, a un tal risico, gli venne addosso una disperazione più nera, più pesante, dalla quale nè pur colla morte si poteva fuggire. Lasciò cader l’arme, e stava colle unghie nei capelli, battendo i denti, tremando con tutte le membra. Tutto ad un tratto gli si levarono nella memoria parole che aveva intese e rintese poche ore prima: — Iddio perdona tante cose per una opera di misericordia! — E non gli tornavano già con quell’accento di umile preghiera con che erano state proferite; ma con un suono pieno d’autorità, e che insieme induceva una lontana speranza. Fu quello un momento di sollievo: levò le mani dalle tempie, e in un’attitudine più composta, affisò gli occhi della mente in colei che aveva pronunziate quelle parole; e la vedeva, non come la sua captiva, una supplichevole; ma in atto di chi dispensa grazia e consolazione. Aspettava ansiosamente il giorno per correre a liberarla, a sentire dalla bocca di lei altre parole di refrigerio e di vita; s’immaginava di condurla egli stesso alla madre. — E poi? che farò domani, il resto della giornata? Che farò doman