Pagina:I promessi sposi (1825) II.djvu/27

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CAPITOLO XIII.


Lo sventurato vicario stava in quel momento facendo un chilo agro e stentato d’un pranzo mangiato di mala voglia, con un po’ di pane raffermo; e attendeva con gran sospensione, come avesse a finire quella burrasca, lontano però dal sospetto ch’ella dovesse venir così spaventosamente in capo a lui. Qualche benevolo percorse lo stormo a gran galoppo, ed entrò nella casa ad avvertire dell’urgente pericolo. I servi, attirati già dal romore in su la porta, guatavano sgomentati giù pel lungo della via, dalla parte donde il romore veniva avvicinandosi. Mentre ascoltavan l’avviso, veggiono comparire la vanguardia: in fretta e furia si porta l’avviso al padrone: mentre questi delibera di fuggire, e come fuggire, un altro viene a dirgli che non è più a tempo. Appena i servi ne han tanto da chiudere la porta. La sbarrano, l’appuntellano, corrono