Vai al contenuto

Pagina:I promessi sposi (1825) II.djvu/290

Da Wikisource.

287

e di cose, la sventura degli uomini costituiti in certe dignità: che mentre così rado si trova chi gli avvisi dei loro mancamenti, non manca poi gente coraggiosa a riprenderli del far bene. Ma il buon vescovo non senza risentimento, rispose: “sono mie anime, e forse non vedranno mai più la mia faccia; e non volete che io gli abbracci?”

Ben raro però era il risentimento in lui, ammirato per una pacatezza, per una soavità di modi imperturbabile, che si sarebbe attribuita ad una felicità straordinaria di temperamento; ed era l’effetto d’una disciplina costante sopra un’indole subita e viva. Se qualche volta si mostrò severo, anzi brusco, fu coi pastori suoi subordinati che scoprisse rei di avarizia, o di negligenza, o d’altre tacce specialmente opposte allo spirito del loro nobile ministero. Per ciò che potesse toccare o il suo interesse, o la sua gloria temporale, non dava mai segno di gioia, nè di rammarico, nè di ardore, nè di agitazione: mirabile se questi moti non si destavano nell’animo suo, più mirabile se vi si destavano. Non solo dai molti conclavi ai quali assistette riportò il concetto di non aver mai agognato a quel posto così desiderabile all’ambizione e così terribile alla pietà; ma una volta che un collega,