Pagina:I promessi sposi (1825) II.djvu/322

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pensieri. — Costui! dopo aver messo sossopra il mondo colle sceleratezze, adesso lo mette sossopra colla conversione... se sarà vero. Intanto la sperienza tocca a me di farla!... Tanto che, quando son nati con quella smania in corpo, bisogna che facciano sempre fracasso. Ci vuol tanto a fare il galantuomo tutta la vita, come ho fatto io? Signor no: s’ha da squartare, ammazzare, fare il diavolo.... oh povero me!.... e poi uno scompiglio anche per far penitenza. La penitenza, quando si ha buona volontà, si può farla a casa sua, quietamente, senza tanto apparato, senza dar tanto incomodo al prossimo. E sua signoria illustrissima, subito subito, a braccia aperte, caro amico, amico caro; stare a tutto quello che gli dice costui, come se lo avesse veduto far miracoli; e di lancio pigliare una risoluzione, darvi dentro colle mani e co’ piedi, presto di qua, presto di là; a casa mia si chiama precipitazione. E senza avere una caparra di niente, dargli in mano un povero curato! questo si chiama giucare un uomo a pari o caffo. Un vescovo santo, come egli è, dei curati dovrebbe tenerne conto come della pupilla degli occhi suoi. Un tantino di flemma, un tantino di prudenza, un tantino di carità, pare a me che possa stare anche