Pagina:I promessi sposi (1825) II.djvu/34

Da Wikisource.
32


coll’intenzione anche di uscire il più presto che potesse del tumulto, e di andar davvero a trovare o ad aspettare il padre Bonaventura.

Tutto a un tratto, un commovimento cominciato ad una estremità si propaga per la folla, una voce si diffonde, viene avanti di bocca in bocca, di coro in coro: “Ferrer! Ferrer!” Una sorpresa, un favore, un dispetto, una gioia, una collera scoppiano per tutto dove giunge quel nome: chi lo grida, chi vuol soffocarlo; chi afferma, chi nega, chi benedice, chi bestemmia.

“È qui Ferrer! — Non è vero, non è vero! — Sì, sì; viva Ferrer; quegli che dà il pane a buon mercato. — No, no! È qui, è qui in carrozza. — Che fa questo che c’entra egli? non vogliamo nessuno! — Ferrer! viva Ferrer! l’amico della povera gente! viene a prender prigione il vicario. — No, no: vogliamo far giustizia noi: indietro, indietro! — sì, sì: Ferrer! Venga Ferrer! in prigione il vicario!”

E tutti alzandosi in punta di piedi, si volgono a guardare da quella parte donde si annunziava l’inaspettato arrivo. Alzandosi tutti, vedevano nè più nè meno che se fossero stati tutti colle piante in terra; ma tanto fa, tutti si alzavano.