Pagina:I promessi sposi (1825) II.djvu/350

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“È proprio vero,” scappò su il fanciullo: “ma perchè mo piangevano tutti a quel modo, come figliuoli?”

“Taci lì. E sì che c’è dei cuori duri in questo paese. E ha fatto proprio vedere che, ancor che ci sia la carestia, bisogna ringraziare il Signore, ed esser contenti: far quel che si può, industriarsi, aiutarsi, e poi esser contenti. Perchè la disgrazia non è mica patire, ed esser poveri; la disgrazia è far del male. E non son mica belle parole; perchè si sa che anch’egli vive da pover uomo, e si cava il pane di bocca per darlo agli affamati; quandochè potrebbe godersi il buon tempo meglio di chiunque sia. Ah! allora un uomo dà soddisfazione a sentirlo discorrere: non mica come tanti altri: fate quel che dico e non fate quel che fo. E poi ha fatto proprio vedere che anche coloro, che non sono quel che si dice signori, se hanno di più del necessario, sono obbligati di farne parte a chi patisce.”

Qui interruppe il discorso da sè, come soprappreso da un pensiero. Stette un momento; poi compose un piatto delle vivande che erano sulla tavola, e aggiuntovi un pane, mise il piatto in un tovagliuolo, e preso questo pei quattro capi, disse alla sua ragazzetta maggiore: