Pagina:I promessi sposi (1825) II.djvu/46

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colla carrozza, potè collocarsi in una di quelle due frontiere di benevoli, che facevano ad un tempo ala alla carrozza e argine alle due onde prementi di popolo. E aiutando a soprattenerne una colle sue poderose spalle, si trovò anche in buon luogo per vedere.

Ferrer mise un gran respiro, allo scorgere quella piazzetta libera e la porta ancor chiusa. Chiusa qui vuol dire non aperta; del resto i gangheri erano presso che sconficcati fuor de’ pilastri: le imposte scheggiate, ammaccate, forzate e scombaciate nel mezzo lasciavano veder fuori da un largo spiraglio un pezzo di catenaccio scontorto, piegato, e quasi divelto, che, se vogliam dir così, le teneva insieme. Un benevolo s’era posto a quel pertugio, a gridare che si aprisse; un altro accorse a spalancare lo sportello della carrozza: il vecchio mise fuori la testa, s’alzò, e afferrando colla destra il braccio di quel galantuomo, uscì, e pose piede sul predellino.

La folla, dall’una parte e dall’altra, stava tutta sollevata per vedere: mille facce, mille barbe in aria: la curiosità e l’attenzione generale le creò un momento di generale silenzio. Ferrer, fermatosi quel momento sul predellino, girò uno sguardo all’intorno, salutò con un inchino la moltitudine, come da una bigoncia;