Pagina:I promessi sposi (1825) II.djvu/56

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stata pazzia far tanto chiasso, per lasciarsi poi minchionare a quel modo.

Intanto il sole era caduto, le cose andavan facendosi tutte d’un colore; e molti, stanchi della giornata e annoiandosi di ciarlare al buio, tornavano verso casa. Il nostro giovane, dopo avere aiutata l’andata della carrozza finchè v’era stato mestieri d’aiuto, ed essere passato anche egli dietro ad essa, tra le file dei soldati, come in trionfo, si rallegrò quando la vide scorrere liberamente, fuori del pericolo; fe’ un po’ di strada con la folla, e ne uscì al primo sbocco, per respirare anch’egli un po’ liberamente. Fatto ch’ebbe pochi passi al largo, in mezzo all’agitazione di tante immagini, di tante passioni, di tante memorie recenti e confuse, sentì un gran bisogno di cibo e di riposo; e cominciò a guardare in su, da una banda e dall’altra, se vedesse un’insegna di osteria; giacchè per andare al convento dei cappuccini era troppo tardi. Così, camminando colla testa all’aria, andò ad intoppare in un crocchio; e fermatosi, intese che vi si parlava di congetture, di disegni, e di proposte pel domani. Stato un momento ad udire, non potè tenersi di non dire anch’egli la sua; parendogli che potesse senza presunzione metter qualche partito chi aveva tanto operato.