Pagina:I promessi sposi (1825) II.djvu/69

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di sposarlo, allora le dirò il mio nome a questa faccia; le farò anche un bacio per soprappiù. Posso avere delle buone ragioni per non dirlo, il mio nome. Oh bella! E se un furfantone, che avesse al suo comando una mano d’altri furfanti: perchè se fosse solo....” e qui compì la frase con un gesto: “se un furfantone volesse saper dove io sono, per farmi un qualche brutto tiro: domando io se questa faccia si moverebbe per aiutarmi. Ho da dire i miei negozii! Anche codesta è nuova. Son venuto a Milano a confessarmi, per un supposto; ma voglio confessarmi da un padre cappuccino, per modo di dire; e non da un oste.”

L’oste taceva e guardava pure alla guida; la quale non faceva dimostrazione di sorta. Renzo, ci duole il dirlo, ingorgiò un altro bicchiere, e proseguì: “ti porterò una ragione, il mio caro oste, che ti farà capace. Se le gride che parlan bene, in favore dei buoni cristiani, non valgono; tanto meno hanno da valere quelle che parlano male. Dunque porta via tutti questi imbrogli, e reca in iscambio un altro fiasco; perchè questo è rotto.” Così dicendo, lo percosse leggiermente colla nocca della mano, e soggiunse: “senti, come e’ suona a fesso.”