Pagina:I promessi sposi (1825) II.djvu/78

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Gli abiti temperati ed onesti, dic’egli, recano anche questo vantaggio, che quanto più sono invecchiati e radicati in un uomo, tanto più facilmente, quando egli faccia qualche cosa di contrario, ne risente in su l’istante danno, o sconcio, o impaccio per lo meno: di modo che se ne ha poi a ricordare per un pezzo; e anche uno scappuccio gli serve di scola.

Comunque sia, quando quei primi fumi furono saliti al cervello di Renzo, vino e parole continuarono ad andare, l’uno giù e l’altre su, senza modo nè regola: e al punto a cui l’abbiamo lasciato, egli stava già come poteva. Si sentiva una gran voglia di parlare: ascoltatori, o almeno uomini presenti ch’egli potesse prender per tali, non ne mancava; e per qualche tempo anche le parole erano venute via di buon grado, e si erano lasciate collocare in un certo qual ordine. Ma a poco a poco, quella faccenda di compier le frasi cominciò a divenirgli fieramente difficoltosa. Il pensiero, che s’era presentato vivo e risoluto alla sua mente, si annebbiava e svaniva tutt’ad un tratto; e la parola, dopo essersi fatta un pezzo aspettare, non era quella che facesse a proposito. In queste angustie, per uno di quei falsi istinti che in tante cose rovinano gli uomini, egli ricorreva a quel benedetto fiasco.