Pagina:I promessi sposi (1825) II.djvu/88

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quando sta a spiare furtivamente le forme del consorte sconosciuto. “Matto minchione!” disse nella sua mente al povero addormentato: “sei proprio andato a cercartela. Domani poi mi saprai dire che bel gusto ci avrai. Tangheri, che volete girare il mondo, senza saper da che parte si levi il sole; per imbrogliar voi e il prossimo.”

Così detto o pensato, ritrasse la lucerna, si mosse, uscì della stanza, e chiuse l’uscio a chiave per di fuori. Sul pianerottolo della scala, domandò l’ostessa; alla quale impose che, lasciati i figliuoli in guardia ad una loro fanticella, discendesse in cucina a presiedere e vigilare in sua vece. “Bisogna ch’io vada fuori, in grazia d’un forestiero capitato qui pel mio malanno,” diss’egli, e le raccontò in compendio il noioso accidente. Poi soggiunse: “occhio a tutto, e sopra tutto prudenza, in questa maladetta giornata. Ci abbiamo laggiù una mano di scapigliati, che, tra il bere, e tra che di natura son larghi di bocca, ne dicono d’ogni sorte. Basta, se un qualche temerario.....

“Oh! non son mica una bambina, e so anch’io quel che va fatto. Finora, mi pare che non si possa dire....

“Bene, bene, e badare che paghino; e tutti