Pagina:I promessi sposi (1825) III.djvu/132

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trassimo qualche birbone, che pur troppo ne va in volta parecchi, che aiuto m’avete da dare voi altre?”

“Un’altra, per perder tempo!” sclamò Perpetua. “Andarlo a cercare adesso l’uomo, che ognuno ha da pensare ai fatti suoi. Alto; a vada a pigliare il breviario e il cappello; e andiamo.”

Don Abbondio andò, tornò tosto col breviario sotto il braccio, col cappello in capo, e col suo bordone in mano; e uscirono tutti e tre per una porticina che metteva in sul sagrato. Perpetua la richiuse, più per non trascurare una formalità, che per fede che avesse in quella toppa e in quelle imposte; e si pose la chiave in tasca. Don Abbondio diede, nel passare, un’occhiata alla chiesa, e disse fra i denti: “al popolo tocca di custodirla, che serve a loro. Se hanno un po’ di cuore per la loro chiesa, ci penseranno; se poi non hanno cuore, tal sia di loro.”

Presero la via pe’campi, quatti quatti, pensando ognuno ai casi suoi, e guardandosi attorno, massime don Abbondio, se apparisse qualche figura sospetta, qualche cosa di mal fidato. Non s’incontrava nessuno: la gente era o nelle case, a guardarle, a far fagotto, a riporre, o per le vie che menavano dirittamente alle alture.