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porre che donna Prassede volesse venire a villeggiar da quelle parti, in tali circostanze: piuttosto ne sarebbe partita, se vi si fosse trovata; come facevano tutti gli altri villeggianti.
La vista dei luoghi rendeva ancor più vivi quei pensieri d’Agnese, e più acerbo il suo desiderio. Usciti dai sentieri de’ campi, avevan presa la strada publica, quella medesima per cui la povera donna era venuta riconducendo, per così poco tempo, a casa la figlia, dopo aver soggiornato con lei, appresso al sarto. E già si vedeva il villaggio.
“Andremo bene a salutare quella brava gente,” disse Agnese.
“E anche a riposare un pochetto; chè di questa gerla io comincio ad averne a bastanza; e poi per mangiare un boccone,” disse Perpetua.
“Con patto di non perder tempo; chè non siamo mica in viaggio per divertimento,” conchiuse don Abbondio.
Furono ricevuti a braccia aperte, e veduti con gran piacere: rammentavano una buona azione. Fate del bene a quanti più potete, dice qui il nostro autore; e vi occorrerà tanto più spesso d’incontrar dei volti che vi portino allegria.
Agnese, nell’abbracciar la buona donna,