Pagina:I promessi sposi (1825) III.djvu/148

Da Wikisource.
144

non ne aveva, ne diede; trascelse alcuni, che fossero come uficiali, e avessero altri sotto i loro ordini; assegnò i posti, all’entrate e in varii luoghi della valle, sulla salita, alle porte del castello; stabilì le ore e i modi delle mute, come in un campo, o come già s’era costumato quivi medesimo, nei tempi della sua vita rubella.

In un canto di quella stanza a tetto, v’erano, separate dal mucchio, le armi ch’egli solo aveva portate: quella sua famosa carabina, moschetti, spade, spadoni, pistole, coltellacci, pugnali, per terra, o appoggiati alla parete. Nessuno dei servitori vi pose mano; ma concertarono di domandare al signore, quali voleva che gli fossero recate. “Nessuna,” rispose egli; e, fosse voto o proposito, restò sempre disarmato, alla testa di quella specie di guarnigione.

Nello stesso tempo, aveva messo in faccenda altri uomini e donne della famiglia e della dipendenza, a preparar nel castello alloggio a quante più persone fosse possibile, a rizzar letti, a dispor pagliericci, stramazzi, sacconi, nelle stanze, nelle sale, che diventavano dormitorii. E aveva dato ordine di far venire provigioni abbondanti, per ispesare gli ospiti che Dio gli manderebbe, e i quali infatti anda-