Pagina:I promessi sposi (1825) III.djvu/183

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publicata che ai 29. La peste era già entrata in Milano.

Il Tadino e il Ripamonti vollero notare il nome di chi ce la portò il primo, e altre circostanze della persona e del fatto: e per verità, nell’osservare i principii d’un vasto eccidio, in cui le vittime, non che esser distinte per nome, appena si potranno disegnare approssimativamente pel numero delle migliaia, si prova un non so quale interesse, a conoscere quei primi e pochi nomi che pur poterono essere notati e serbati: questa specie di distinzione, la precedenza nell’esterminio, par che faccian trovare in essi, e nelle particolarità, per altro più indifferenti, qualche cosa di fatale e di memorabile.

L’uno e l’altro storico dicono che fu un soldato italiano al servigio di Spagna; nel resto non sono ben d’accordo, nè anche sul nome. Fu, secondo il Tadino, un Pietro Antonio Lovato, di quartiere nel territorio di Lecco; secondo il Ripamonti, un Pier Paolo Locati, di quartiere a Chiavenna. Differiscono anche nel giorno della sua entrata in Milano: il primo la pone ai 22 d’ottobre, il secondo ad altrettanti del mese seguente: e non si può stare nè all’uno nè all’altro. Ambedue le epoche sono in contraddizione con altre