Pagina:I promessi sposi (1825) III.djvu/213

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ora anche della persona, veniva l’arcivescovo Federigo. Seguiva l’altra parte del clero, e appresso i magistrati, nelle assise di maggior cerimonia; poi i nobili quali sfarzosamente abbigliati, come a dimostrazione solenne di culto, quali, per segno di penitenza, in abito di corruccio, o a piè nudo, coperti di sacco, coi cappucci arrovesciati sul volto; tutti con grandi torce. Finalmente una coda d’altro popolo misto.

Tutta la strada era addobbata a festa; i ricchi avevan cavate fuora le suppellettili più sfarzose; le fronti delle case povere erano state ornate da vicini benestanti, o del publico; dove in luogo di parati, dove sopra i parati, erano rami fronzuti; da ogni parte pendevano quadri, iscrizioni, imprese; sui davanzali delle finestre stavano in mostra vasi, anticaglie, arredi preziosi; da per tutto fiaccole. A molte di quelle finestre, infermi sequestrati miravano la pompa, e mescevano le loro preci a quelle de’ passeggieri. Le altre strade, mute, deserte; se non che alcuni, pur dalle finestre, porgevan l’orecchio al ronzio vagabondo; altri, e fra questi si videro fin monache, eran saliti sui tetti, se di quivi potessero veder da lontano quell’arca, il corteggio, qualche cosa.