Pagina:I promessi sposi (1825) III.djvu/225

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la mostruosità dei sospetti.... Non del vicino soltanto si prendeva ombra, dell’amico, dell’ospite; ma quei nomi, quei vincoli della umana carità, marito e moglie, padre e figlio, fratello e fratello, erano di terrore: e, cosa orribile e indegna a dirsi! la mensa domestica, il letto nuziale, si temevano, come agguati, come nascondigli di veneficio1.

“La vastità immaginata, la stranezza della trama turbavano tutti i giudizii, alteravano tutte le ragioni della fiducia reciproca. Oltre l’ambizione e la cupidigia, che da prima erano supposte per motivo degli untori, si sognò, si credette in progresso una non so quale voluttà diabolica in quell’ungere, una attrattiva dominatrice delle volontà. I vaneggiamenti degli infermi, che accusavano sè stessi di ciò che avevano temuto dagli altri, parevano rivelazioni, e rendevano ogni cosa, per dir così, credibile d’ognuno. E più delle parole, dovevano far colpo le dimostrazioni, se accadeva che appestati deliranti andassero facendo di quegli atti, che s’erano figurati dovessero fare gli untori: cosa insieme molto probabile e atta a dar miglior ra-

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