Pagina:I promessi sposi (1825) III.djvu/246

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ro; dopo i quali, dichiarata l’inimicizia tra la republica e il re di Spagna, e cessata quindi ogni apprensione di mali uficii e d’impegni dalla parte di qui, Bortolo s’era dato premura d’andarlo a levare, e di ripigliarlo con sè, e perchè gli aveva affetto, e perché Renzo, come intelligente di natura, e abile nel mestiere, era, in una fabbrica, di grande aiuto al factotum, senza poter mai aspirare a divenirlo egli, per quel suo non saper maneggiar la penna. Siccome anche questa ragione c’era entrata per qualche cosa, così abbiamo dovuto accennarla. Forse voi amereste meglio un Bortolo più ideale: non so che dire: fabbricatevelo. Quello era così.

Renzo era poi, sempre rimasto a lavorare presso di lui. Più d’una volta e più di due, e specialmente dopo aver ricevuta qualcuna di quelle benedette lettere da parte di Agnese, gli era montato il grillo di andar soldato, e finirla: e le occasioni non mancavano; chè, appunto in quell’intervallo di tempo, la republica aveva più volte avuto bisogno di far gente. La tentazione era talvolta stata per Renzo tanto più forte, che s’era anche parlato d’invadere il milanese; e naturalmente a lui pareva che sarebbe stata una bella cosa, tornare in figura di vincitore a casa sua,

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