Pagina:I promessi sposi (1825) III.djvu/256

Da Wikisource.

251

reva: scorgeva qualche cosa di forestiero nell’abito; ma era appunto forestiero di quel da Bergamo.

— È lui senz’altro! — disse tra sè, e alzò le mani al cielo, con un movimento di maraviglia scontenta, restandogli sospeso in aria il bastone tenuto nel pugno della destra; e si vedevano quelle povere braccia ballar nelle maniche, dove altre volte stavano appena a dovere. Renzo gli si affrettò all’incontro, e gli fece una riverenza; chè, sebbene si fosser lasciati come sapete, era però sempre il suo curato.

“Siete qui, voi?” sclamò questi.

“Son qui, com’ella vede. Si sa niente di Lucia”

Che volete che se ne sappia? Niente se ne sa. È a Milano, se pure è ancora a questo mondo. Ma voi....

“E Agnese, è viva?”

“Può essere; ma chi volete che lo sappia? non è qui. Ma...

“Dov’è?”

È andata a starsene in Valsassina, da que’ suoi parenti, a Pasturo, sapete bene; chè là dicono che la peste non faccia danno come qui. Ma voi, dico....

“Questa mo la mi spiace. E il padre Cristoforo....?