Pagina:I promessi sposi (1825) III.djvu/269

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sur una picciola pala una scodelletta, con entro acqua ed aceto, dicendogli che lasciasse quivi cadere i danari del prezzo, come fu fatto; quindi con certe molle, gli porse, l’un dopo l’altro, i due pani, che Renzo si mise un per tasca.

Sul far della sera, giunse a Greco, senza però saperne il nome; ma, tra un po’ di memoria dei luoghi, che gli era rimasta dell’altro viaggio, e il calcolo del cammino fatto da Monza in poi, divisando dovere essere assai presso alla città, uscì della strada maestra, per andar nei campi in cerca di qualche Cascinotto dove passar la notte; chè con osterie non si voleva impacciare. Trovò meglio che non cercava: vide aperta una callaia in una siepe che cingeva il cortile d’una cascina; entrò a buon conto. Nessun v’era: vide da un canto un gran portico con sotto del fieno abbarcato, e a quello appoggiata una scala a piuoli; si guardò un’altra volta tutt’all’intorno, e poi salì alla ventura, si accomodò quivi per passar la notte, e prese tosto sonno, per non destarsi che all’alba. Desto, si condusse carpone verso l’orlo di quel gran letto, mise il capo fuori, e, non vedendo pur nessuno, scese per donde era salito, uscì per donde era entrato, si mise per istraduzze,