Pagina:I promessi sposi (1825) III.djvu/408

Da Wikisource.
402

glielo per un pezzo di pane: massime poi in circostanze come queste. Il signor marchese ha già veduto dove vada a parare il mio discorso. La carità più fiorita che vossignoria illustrissima possa fare a questa gente, è di cavarli da questa stretta, comperando quel poco fatto loro. Io, a dir vero, ci ho dentro il mio interesse, il mio guadagno, che vengo ad acquistare nella mia parrocchia un compadrone come il signor a marchese; ma vossignoria deciderà secondo che le parrà: io ho parlato per obedire.”

Il marchese lodò assai il suggerimento, ne rendette grazie, pregò don Abbondio di voler essere arbitro del prezzo, e d’imporlo esorbitante, e colmò la maraviglia di lui, col proporgli che si andasse tosto insieme a casa della sposa, dove sarebbe probabilmente anche lo sposo.

Per via, don Abbondio, tutto gongolante come potete imaginare, ne pensò e ne disse un’altra. “Giacchè vossignoria illustrissima è tanto inclinata a far del bene a questa gente, ci sarebbe un altro servigio da render loro. Il giovane ha addosso una cattura; una specie di bando, per qualche scappuccio che ha fatto in Milano, due anni sono, quel giorno del gran fracasso, dove