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28 i promessi sposi

“Come, niente? La vuol dare ad intendere a me? così brutto com’è? Qualche gran caso è avvenuto.”

“Oh, per amor del cielo! Quando dico niente, o è niente, o è cosa che non posso dire.”

“Che non può dir neppure a me? Chi si prenderà cura della sua salute? Chi le darà un parere?...”

“Ohimè! tacete, e non apparecchiate altro: datemi un bicchiere del mio vino.”

“E lei mi vorrà sostenere che non ha niente!” disse Perpetua, empiendo il bicchiere, e tenendolo poi in mano, come se non volesse darlo che in premio della confidenza che si faceva tanto aspettare.

“Date qui, date qui,” disse don Abbondio, prendendole il bicchiere, con la mano non ben ferma, e votandolo poi in fretta, come se fosse una medicina.

“Vuol dunque ch’io sia costretta di domandar qua e là cosa sia accaduto al mio padrone?” disse Perpetua, ritta dinanzi a lui, con le mani arrovesciate sui fianchi, e le gomita appuntate davanti, guardandolo fisso, quasi volesse succhiargli dagli occhi il segreto.

“Per amor del cielo! non fate pettegolezzi, non fate schiamazzi: ne va... ne va la vita!”

“La vita!”

“La vita.”

“Lei sa bene che, ogni volta che m’ha detto qualche cosa sinceramente, in confidenza, io non ho mai...”

“Brava! come quando...”

Perpetua s’avvide d’aver toccato un tasto falso; onde, cambiando subito il tono, “signor padrone,” disse, con voce commossa e da commovere, “io le sono sempre stata affezionata; e, se ora voglio sapere, è per premura, perché vorrei poterla soccorrere, darle un buon parere, sollevarle l’animo...”

Il fatto sta che don Abbondio aveva forse tanta voglia di scaricarsi del suo doloroso segreto, quanta ne avesse Perpetua di conoscerlo; onde, dopo aver respinti sempre più debolmente i nuovi e più incalzanti assalti di lei, dopo averle fatto più d’una volta giurare che non fiaterebbe, finalmente, con molte sospensioni, con molti ohimè, le raccontò il miserabile caso. Quando si venne al nome terribile del mandante, bisognò che Perpetua proferisse un nuovo e più solenne giuramento; e don Abbondio, pronunziato quel nome, si rovesciò sulla