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34 i promessi sposi

che, da quando aveva messi gli occhi addosso a Lucia, era divenuto massaio, si trovava provvisto bastantemente, e non aveva a contrastar con la fame. Comparve davanti a don Abbondio, in gran gala, con penne di vario colore al cappello, col suo pugnale del manico bello, nel taschino de’ calzoni, con una cert’aria di festa e nello stesso tempo di braverìa, comune allora anche agli uomini più quieti. L’accoglimento incerto e misterioso di don Abbondio fece un contrapposto singolare ai modi gioviali e risoluti del giovinotto.

— Che abbia qualche pensiero per la testa, — argomentò Renzo tra sé, poi disse: “son venuto, signor curato, per sapere a che ora le comoda che ci troviamo in chiesa.”

“Di che giorno volete parlare?”

“Come, di che giorno? non si ricorda che s’è fissato per oggi?”

“Oggi?" replicò don Abbondio, come se ne sentisse parlare per la prima volta. “Oggi, oggi... abbiate pazienza, ma oggi non posso.”

“Oggi non può! Cos’è nato?”

“Prima di tutto, non mi sento bene, vedete.”

“Mi dispiace; ma quello che ha da fare è cosa di così poco tempo, e di così poca fatica...”

“E poi, e poi, e poi...”

“E poi che cosa?”

“E poi c’è degli imbrogli.”

"Degl’imbrogli? Che imbrogli ci può essere?"

"Bisognerebbe trovarsi nei nostri piedi, per conoscer quanti impicci nascono in queste materie, quanti conti s’ha da rendere. Io son troppo dolce di cuore, non penso che a levar di mezzo gli ostacoli, a facilitar tutto, a far le cose secondo il piacere altrui, e trascuro il mio dovere; e poi mi toccan de’ rimproveri, e peggio."

"Ma, col nome del cielo, non mi tenga così sulla corda, e mi dica chiaro e netto cosa c’è."

"Sapete voi quante e quante formalità ci vogliono per fare un matrimonio in regola?"

"Bisogna ben ch’io ne sappia qualche cosa," disse Renzo, cominciando ad alterarsi, "poiché me ne ha già rotta bastantemente la testa, questi giorni addietro. Ma ora non s’è sbrigato ogni cosa? non s’è fatto tutto ciò che s’aveva a fare?"

"Tutto, tutto, pare a voi: perché, abbiate pazienza, la bestia son io, che trascuro il mio dovere, per non far penare la gente. Ma ora...