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pigliano dai fiumi e torrenti, cioè i ciottoli, o cuocoli; fanno calce bonissima, che fa molto bianco e polito lavoro: onde per lo più si usa nelle intonicature de’ muri. Ogni pietra si de’ monti, come de’ fiumi si cuoce più e manco presto secondo il fuoco che le vien dato: ma regolarmente cuocesi in ore sessanta. Cotta si deve bagnare e non infondere in una volta tutta l’acqua, ma in più fiate, continuatamente però acciocchè non si abbruci, fin ch’ella sia bene stemperata. Dipoi si riponga in luogo umido e nell’ombra, senza mescolarvi cosa alcuna, solamente di leggiera sabbia coprendola: e quanto sarà più macerata, tanto sarà più tence e migliore, eccetto quella, che di pietra scagliosa sarà fatta, come la Padovana; perchè subito bagnata; bisogna metterla in opera: altrimenti si consuma, ed abbrucia: onde non fa presa e diviene del tutto inutile. Per far la malta si deve in questo modo con la sabbia mescolare, che pigliandosi arena di cava, si pongano tre parti di essa e una di calce; se di fiume, o di mare, due parti di arena e una di calce.


CAPITOLO VI.

Dei Metalli.


I Metalli, che nelle fabbriche si adoperano, sono il ferro, il piombo, ed il rame. Il ferro serve per fare i chiodi, i cardini, i catenaccj, co’ quali si chiudono le porte: per fare le porte stesse, le serrate e simili lavori. In niun luogo egli si ritrova e cava puro: ma cavato si purga col fuoco: conciosia che egli si liquefaccia in modo, che si può fondere, e così avanti che si raffreddi, se gli levano le feccie: ma dapoi ch’è purgato e raffreddato, si accende bene e diventa molle e si lascia dal martello maneggiare e stendere. Ma non può già facilmente fondersi, se non è di nuovo messo in fornaci fatte per questo effetto; se infocato ed acceso non si lavora e restrigne a colpi di martello, si corrompe e consuma. Sarà segno della bontà del ferro, se ridotto in massa, si vedranno le sue vene continuate e diritte e non interrotte, e se le teste della massa saranno nette e senza fecce: perchè le dette vene dimostreranno che il ferro sia senza groppi e senza sfogli, e per le teste si conoscerà, quale egli sia nel mezzo. Ma se sarà ridotto in lamine quadre, o di altra figura, se i lati saranno diritti, diremo ch’egli sia ugualmente buono, avendo potuto ugualmente resistere a i colpi de’ martelli.

Di piombo si coprono i palazzi magnifici, i tempj, le torri, ed altri edificj publici: si fanno le fistule o canaletti che diciamo da condurre le acque; e si affermano con piombo i cardini e le ferrate nelle erte delle porte e delle finestre. Si ritrova di tre sorti, cioè bianco, negro e di color mezzano, tra questi due, onde da alcuni è detto cineraccio. Il negro così si chiama, non perchè sia veramente negro, ma perchè è bianco con alquanto di negrezza; onde a rispetto del bianco con ragione gli Antichi gli diedero tal nome. Il bianco è più perfetto e più pregiato del negro; il cineraccio tiene tra questi due un luogo di mezzo. Si cava il piombo o in masse grandi, le quali si ritrovano da per sè senz’altro: o si cavano di lui masse picciole, che lucono con certa negrezza; o si trovano le sue sottilissime sfoglie attaccate nei sassi, nei marmi e nelle pietre. Ogni sorte di piombo facilmente si fonde, perchè con l’ardore del fuoco si liquefà prima che si accenda; ma posto in fornaci ardentissime non conserva la sua specie e non dura: perchè una parte si muta in

litar-