Vai al contenuto

Pagina:I ricordi del Capitano D'Arce.djvu/145

Da Wikisource.

Dramma intimo 135


E le lagrime silenziose parevano che le solcassero le guancie delicate come degli anni, degli anni di dolore e di gastigo che sopravvenivano tutt’a un tratto nella sua esistenza spensierata. Il silenzio sembrava insormontabile. Infine Roberto mormorò:

— Cosa volete che faccia?... dite....

Essa lo guardò smarrita, con un’angoscia indicibile, e balbettò:

— Non so!... non so.... Lasciatemi tornar da lei.... Lasciatemi sola....

Come rientrava nella camera dell’inferma, dall’ombra del cortinaggio gli occhi della figlia luccicarono ardenti, fissi su di lei, con un lampo inconsciente che agghiacciò la madre sulla soglia.

— Mamma, — chiese Bice, — chi c’è ancora?

— Nessuno, figlia mia.

— Ah!... Statti con me, allora. Non mi lasciare. E le teneva le mani, tremante.

— Povera bambina! Povero amore! Guarirai presto, sai! L’ha detto il medico.

— Sì, mamma.