Pagina:I ricordi del Capitano D'Arce.djvu/153

Da Wikisource.

Dramma intimo 143

vita nuova, colla sincerità, la credulità, l’oblio, l’egoismo della felicità, che espandeva nel seno della madre, la quale trovava la forza di sorriderle. Il medico si fregava le mani, borbottando:

— Io non ci ho alcun merito. Fo come Pilato. Questa benedetta gioventù se ne ride della scienza. Adesso ecco le mie prescrizioni: — Recipe: L’inverno a San Remo o a Napoli. L’estate a Pegli o a Livorno. Una scappata a Roma, nel carnevale, e un bel maschiotto alla fine della cura.

La contessa, alla figliuola che avrebbe voluto condurla seco, aveva risposto:

— No. Io e il dottore non ci abbiamo più nulla a fare in questo viaggio. Tutta la mia pretesa è che siate felici.

E sorrideva agli sposi, col suo sorriso un po’ triste. La figliuola, a volte, aveva inconsciamente degli sguardi acuti che correvano come un lampo dal fidanzato alla madre. A quelle parole, senza saper perchè, l’abbracciava ogni volta strettamente, nascondendole il viso in seno.