Pagina:I ricordi del Capitano D'Arce.djvu/170

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160 Ultima visita

— Amici del marito (il solo del fior fiore del Circolo che non fosse obbligato a farsi vedere un momento nel salotto di lei) o delle sue amiche, le quali venivano a prendere il thè, a farsi ammirare, a darsi degli appuntamenti, a discorrere di tutto, fuorché di musica, ch’era la passione segreta di Donna Vittoria — il solo vizio che nascondesse agli amici — diceva lei — il suo egoismo e la sua civetteria — dicevano gli altri. Talché quella sera che si era lasciata piegare dalle calorose insistenze della cugina Roccaglia, era stato proprio un avvenimento, udire la sua voce un po’ velata che accennava squisitamente quella musica, con un certo riserbo signorile, con una tinta di malinconia anche.

— Ah, sì! — esclamò galantemente il vecchio duca d’Orezzo. — Morire a quella maniera è una bella cosa!

Ella scherzava adesso gaiamente coi suoi intimi, che si affollavano intorno al pianoforte rimproverandole la sua ingratitudine. — Ah, valeva proprio la pena di esserle fedeli, tutte le sere, perch’ella fosse così avara della sua voce, soltanto con loro! — Anche lei, Ginoli, ha il coraggio di lagnarsene? — Io no. La musica mi fa male... quando le sento dire a quel modo “Vorrei morire!...„ — Gli occhi di lei