Pagina:I ricordi del Capitano D'Arce.djvu/78

Da Wikisource.
68 I ricordi del Capitano D'Arce

piace di vederci corteggiate e di far perdere la testa al nostro prossimo, eh?... Di’! di’!... Tutti coloro che ti corrono dietro e sospirano alla luna!... Confessalo! Confessati! Dimmi, chi è l’amante della luna adesso? colui che sospira di più per la mia Ginevra? Lo sai? te ne sei accorta? ti piace, di’.... ti piace far disperare il prossimo tuo?...

Ella sorrideva proprio come una bimba, stordita, commossa, riconoscente di quella nuova adulazione, dicendo di no, di no, che amava il suo Alvise, lui solo! E gli buttò anche le braccia al collo. Tanto che lui non disse più nulla e ricominciò a parlare soltanto coi baci, dei baci che se la mangiavano viva, e le facevano mettere dei piccoli gridi soffocati:

— No!... no!... Davvero!... Zitto!... Sento proprio rumore. Lì!... nella scala, dietro l’uscio!... sentite?...

— Ah!... quella scala maledetta!...

Ma Alvise s’arrestò lui pure a un tratto, udendo realmente il rumore di un alterco sul pianerottolo poiché il cameriere voleva guadagnarsi coscienziosamente la sua mancia, e difendeva energicamente l’ingresso del santuario. Una voce li fece allibire entrambi, la voce di Silverio. L’uscio sgangherato spalancò a un tratto, e apparve lui, il marito, Otello