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Pagina:I vecchi e i giovani Vol. II Pirandello.djvu/116

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— Sicuro! Ecco qua: bacia, bacia! — riprese donna Rosa, stendendo la mano tozza, paffuta. — Sicuro che me la devi baciare! Sta’ un po’ con noi qua a Roma, figlia mia, e vedrai che ti farò ritornare in Sicilia bella grossa e baggiana, come una madre badessa. Vedi questa signora? — aggiunse, indicando Nicoletta Capolino. — Come ti pare? Brutta è, bisogna dirglielo; ma da che Ciccino e Lillina le hanno fatto far cura di trotto a cavallo, vedi l’occhio? più vivo! Lascia fare ai tuoi cugini, cara mia. Andiamo, andiamo! Ridere, ridere.... Cosa da ridere, la vita, te lo dico io.

A casa, don Flaminio narrò mirabilia a la sorella, al cognato, ai nipoti, agli amici, degli sponsali del Principe con donna Adelaide, celebrati da monsignor Montoro ne la cappella di Colimbètra, tra il fior fiore della cittadinanza girgentana. S. A. R. il Conte di Caserta aveva avuto la degnazione di mandare una lettera autografa d’augurii e di rallegramenti agli sposi.

— E chi è? — domandò donna Rosa, guardando tutti in giro; poi, picchiandosi la fronte: — Ah già, ho capito: Cecco Bomba.... Ho un cognato borbonico, coi militari.... Me l’ha scritto Adelaide! Ora è mai possibile che stia allegra codesta povera figliuola con tale razza di Altezze Reali che scrivono lettere autografe per le nozze di sua zia? Va’ avanti, va’ avanti.... Ah se ci fossi stata io! Codesto tuo principe di Laurentano....

Seguitando, don Flaminio si dichiarò particolarmente grato della presenza di don Cosmo, fratello dello sposo, alla magnifica festa, e del dono prezioso mandato da Lando alla matrigna.

— L’ho visto! — disse Ciccino.

— L’ha comperato con noi! — aggiunse Lillina.