Pagina:I vecchi e i giovani Vol. II Pirandello.djvu/127

Da Wikisource.

— 121 —

rono quest’annunzio, irrompendo rumorosamente e tirandosi dietro Dianella. Egli notò subito nel viso della figlia un’alterazione molto diversa dalle solite alla vista di Aurelio, e rimase per un attimo quasi stordito, allorchè, parlando i due cugini della graziosa affabilità del Laurentano verso di loro, ella con voce vibrante, che non pareva più la sua, e con un’aria quasi di sfida, confermò:

— Sì, gentilissimo! proprio gentilissimo!

— Piacere.... — rispose freddamente, guardandola di su gli occhiali. — Ma, vi prego, io ora qua....

E accennò al Costa con un gesto che significava: — “Ho da pensare a ben altro per il momento....„.

Era vero, del resto. Si trattava d’esporre a un rischio di morte quel giovane dabbene, ignaro affatto della parte, che stava lì a rappresentare; si trattava di gettarlo in preda alla rabbia d’un intero paese affamato e disilluso.

Nell’anima del Salvo si svolse allora uno strano giuoco di finzioni coscienti. Il piacere di quell’annunzio doveva mutarsi in lui in dispiacere, la speranza in diffidenza; e però non solo egli non doveva tener conto di quella fortunata combinazione dell’incontro del Laurentano e della buona impressione, che la figlia pareva ne avesse avuto, ma considerarla anzi come una vera e propria contrarietà, nel momento ch’egli, per contentare appunto la figliuola, faceva intravvedere a quel buon giovine del Costa il premio della pericolosissima impresa a cui lo gittava. E seguitò in quell’inganno cosciente, acceso di stizza contro la figliuola, la quale, dopo averlo costretto a piegarsi fino a tanto, eccola lì, veniva ora a fargli intendere con aria nuova, che il giovane principe di Laurentano non le era punto dispiaciuto!