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Si afferrò con una mano le medaglie sul petto; se le strappò; le scagliò a terra; vi andò sopra col piede e le calpestò; poi, rivolgendosi al delegato:
— Ditelo, al vostro governo! — gridò. — Ditegli che un vecchio campagnuolo, venuto a veder Roma, con le sue medaglie garibaldine, vedendo arrestare il figlio d’un eroe che gli morì tra le braccia nella battaglia di Milazzo, si strappò dal petto le medaglie e le calpestò! così!
Tornò a Roberto, lo abbracciò e, sentendolo singhiozzare su la sua spalla:
— Piglio mio! figlio mio! — si mise a dirgli, battendogli dietro una mano.
A questo punto, Antonio Del Re scappò via dalla camera, mugolando e rovesciando nella furia una seggiola. Celsina, che lo spiava, gli corse dietro, sgomenta, chiamandolo per nome. Mauro Mortara si voltò felinamente, come se a quell’uscita precipitosa gli fosse balenato in mente, che si volesse impedir comunque l’arresto; e si mostrò pronto a qualunque violenza. Sciolto dall’abbraccio di lui, Roberto Auriti si fece innanzi al delegato:
— Eccomi.
— No! — gridò Mauro, riafferrandolo per un braccio. — Don Roberto! Così vi consegnate?
— Ti prego, lasciami.... — disse Roberto Auriti; e, rivolgendosi al delegato: — Lei scusi....
Con la mano chiamò Nanna, che fiatava ora a stento, con ambo le mani sul cuore, e la baciò in fronte, dicendole:
— Coraggio....
— E che dirò a vostra madre? — esclamò allora Mauro Mortara, agitando in aria le mani.
Roberto Auriti si gonfiò, si portò le mani sul volto per far argine all’impeto della commozione e andò