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Pagina:I vecchi e i giovani Vol. II Pirandello.djvu/151

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in un impeto di schifo il foglio e lo scagliò dalla vettura. Domani, o la sera di quello stesso giorno, in una nuova edizione straordinaria esso avrebbe annunziato con quei grossi caratteri il suicidio di lui.

Rientrando in casa, da Pietro, il vecchio servo, fu avvertito che c’era in salotto il nipote dell’Auriti, Antonio Del Re.

— Sta bene, — disse. — Lo farai entrare nello studio, appena sonerò.

Forse Pietro si aspettava una riprensione per aver fatto entrare quel giovanotto, e aveva pronta la risposta, che questi cioè s’era introdotto di prepotenza in casa, non ostante che lui già una prima volta gli avesse detto che il padrone non c’era e avesse fatto poi di tutto per impedirgli il passo. Aprì le braccia e s’inchinò al reciso ordine del Selmi; ma, come questi s’avviò per la sua camera, rimase perplesso, se non lo dovesse prevenire circa al contegno minaccioso e all’aspetto stravolto di quel giovanotto. Socchiuse gli occhi, si strinse ne le spalle, come per dire: — “L’ordine è questo!„ — e si recò nel salotto per tener d’occhio quell’insolente visitatore.

— Ecco, — gli disse, indicando con una mossa del volto l’uscio di fronte. — Adesso, appena suona....

Antonio Del Re non stava più alle mosse; friggeva. Il viso, nello spasimo dell’attesa terribile, gli si scomponeva. Teneva una mano irrequieta in tasca. E il vecchio servo gli guatava quella mano che, entro la giacca, pareva brancicasse un’arma.

Il suono del campanello, intanto, tardava; e più tardava, più cresceva l’ansito, invano dissimulato, del giovane e l’irrequietezza di quella mano. Il vecchio servo, ormai al colmo della costernazione, si