Pagina:I vecchi e i giovani Vol. II Pirandello.djvu/171

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feso, così da non poter piangere, neanche piangere ora la sua sciagura!

Eppure.... come mai? Rientrando in casa, in quella casa che le squisite e sapienti cure della moglie avevano reso così bene adatta alla commedia di garbate e graziose menzogne, alla gara di compitezze ammirevoli, nella quale entrambi avevano preso tanto gusto a esercitarsi, perchè la loro vita non fosse troppo di scandalo agli altri, troppo disgustosa a loro stessi; e sentendo nel silenzio cupo delle stanze, rimaste con tutti i mobili come in attesa, il vuoto, il vuoto in cui dal primo momento della sciagura si vedeva perduto.... — come mai? — nell’aprir la camera da letto e nell’avvertirvi affievolito, ma pur presente ancora, il soavissimo, voluttuoso profumo di lei, ecco, per un irresistibile impeto, che lo stordì per la sua incoerenza, ma che pur gli piacque come un ristoro insperato di mesta, accorata tenerezza — pianse, sì, pianse per il ricordo di lei, pianse per la prima volta dopo l’annunzio di quella morte, pianse come non aveva mai pianto in vita sua, sentendo in quel pianto quasi un dolore non suo, ma delle sue lagrime stesse, che gli sgorgavano dagli occhi, senza ch’egli le volesse; ma appunto perchè non le voleva, con tanto saper di dolcezza e di refrigerio!

Ma non doveva, no, no, non doveva.... perchè.... Perchè? Perchè non doveva piangerla? Oh, non era ella forse la compagna sua necessaria e insurrogabile? la compagna preziosa de’ suoi sottili e complicati accorgimenti, la quale, correndo — più per sè, forse, quella volta, che per lui — a un riparo, a cui anch’egli però la aveva spinta — era caduta? Sì, e così orribilmente, così orribilmente caduta!

No.... apparentemente, ecco, almeno apparente-