Pagina:I vecchi e i giovani Vol. I Pirandello.djvu/102

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valore nell’imminente lotta, e ad accettar questa, invece, m nome del popolo oppresso. Non avrebbe vinto, certamente; ma la sconfitta almeno non sarebbe stata disonorevole e sarebbe servita di mònito al Governo.

— Perchè voi lo vedrete, concluse. — Io faccio una facile profezia: non scapperà un anno, e noi assisteremo a scene di sangue: il popolo non ne può più e si prepara, e presto scoppierà la rivolta!

Guido Verònica parò le mani grassocce, scrollò il capo:

— Per carità, signora mia, per carità, non dica codeste cose, che sono orribili in bocca a lei! Le lasci dire ai sobillatori, ai demagoghi che, senza volerlo fanno il giuoco dei clericali! Scusi, Canonico; ma è proprio così! Quattro mascalzoni ambiziosi, che seminano la discordia per assaltare i Consigli comunali e provinciali e anche il Parlamento; altri quattro ignobili nemici della patria, che sognano la separazione della Sicilia sotto il protettorato inglese uso Malta! E c’è poi la Francia, la nostra cara sorella latina, che soffia nel fuoco e manda denari per trar partito domani di qualche sommossa pazza brigantesca, ispirata dalla mafia!

— Ah sì? — proruppe donna Caterina, che s’era tenuta a stento, — E si conforta così Lei? Ma codeste sono calunnie, le solite vecchie calunnie che ripetono i ministri, facendo eco ai prefetti e ai tirannelli locali capi-elettori; calunnie per mascherare trenta e più anni di mal governo; calunnie più ridicole forse che odiose! Qua c’è la fame, caro signore nelle campagne e nelle zolfare; qua ci sono il latifondi, la tirannia feudale dei cosidetti cappelli, dei cosidetti galantuomini, le tasse comunali che succhiano l’ultimo sangue a gente che non ha neanche

Pirandello. - I vecchi e i giovani. - I. 7