Pagina:I vecchi e i giovani Vol. I Pirandello.djvu/38

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con un raggiro intricato di patti angarici. L’usura si esercitava su la semente e su i soccorsi anticipati durante l’annata; l’angheria più iniqua, nei prelevamenti al tempo del raccolto. Dopo aver faticato un anno, il così detto mezzadro si vedeva portar via dall’aja a tumulo a tumulo quasi tutto il raccolto: i tumuli per la semente, i tumuli per la pastura e questo per la lampada e quello per il campiere e quest’altro per la Madonna Addolorata, e per San Francesco di Paola, e per San Calògero, insomma per quasi tutti i santi del calendario ecesiastico; sicchè talvolta, sì e no, gli restava il solame, cioè, quel po’ di grano misto alla paglia e alla polvere, che nella trebbiatura rimaneva su l’ajo.

Il sole s’era già levato, e capitan Sciaralla vedeva qua e là, nella distesa dello terre, sprazzar di luce qualche pozza d’acqua piovana o forse qualche piccolo rottame smaltato. Tutta la compagna vaporava, quasi un velo di brina vi tremolasse. Di tratto in tratto, qualche tugurio screpolato e affumicato, che i contadini chiamavano roba, stalla e casa insieme; e usciva da questo la moglie d’uno dei mezzadri per legare all’aperto il porchetto grufolante, e tre, quattro gallinelle la seguivano; innanzi alla porta rossigna e imporrita di quello, un’altra donna pettinava una ragazzetta che piagnucolava; mentre gli uomini, con vecchi aratri primitivi, tirati da una mula stecchita è da un lento asinello che si sfiancava nello sforzo, grattavano a mala pena la terra, dopo quella prim’acquata della notte.

Tutta questa povera gente, vedendo passare Sciaralla su la giumenta bianca, sospendeva il lavoro per salutarlo con riverenza, come se passasse il principe in persona. Capitan Sciaralla rispondeva pieno di dignità, recandosi la mano al berretto, militar-

Pirandello. I vecchi e i giovani. - I. 3