Pagina:Iacopone da Todi – Le Laude, 1915 – BEIC 1853668.djvu/103

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lauda xliii 97


comenzato avete a satisfare;
volentiere tieco faccio el patto,
ché tu solo sí me puoi placare
e sí con tieco faccio lo contratto.
     — O Misericordia, que ademanni
per l’omo per cui e’ stata avocata?
— Meser, che l’omo sia tratto de banni
che sbandito fo de sua contrata;
tribulata sí so stata molt’anni;
da poi che cadde, non fui consolata;
tutta la corte sí mo ci aremanni,
se consoli me en lui compassionata.
     Ché la sua infirmiate è tanta,
per nulla guisa se porria guarire;
se omne lor difetto non t’amanta,
de quil che fuoro e so e so a venire,
potere, senno e la voglia santa
de trasformare en omne suo devere,
consolarai poi me misera afranta
che tanto ho pianto con amar sospiri.
     — Sotilmente hai ademandato,
ciò che demandi io sí voglio fare;
de l’amore sí so enebriato,
che stolto me faragio reputare
a comparare sí vile mercato,
e cosí gran prezo volere dare,
che l’om conosca quanto l’aggio amato,
morir ne voglio per lo suo peccare.
     — Mesere, ecco l’omo si sozato
e de sí vilissima sozura,
s’egli en prima non fosse lavato,
non si porria soffrir la sua fetura;
or non se tarde ad esser medicato;
se tu nol fai, non è chi n’aggia cura;
da tutta gente si è desperato
e semivivo sta en gran frantura.


Fra Iacopone. 7