Pagina:Iacopone da Todi – Le Laude, 1915 – BEIC 1853668.djvu/107

Da Wikisource.

lauda xliii 101


e d’essa sia adornata la memoria;
omo ch’è preite salga sette scale,
e sia spogliato d’omne mala scoria,
ch’a terra non deduca le sue ale.
     La Misericordia, vedendo
la battaglia dura del finire,
li tre nemici ensemor convenendo,
ciascuno sí la briga de ferire:
— Meser, dacce aiuto defendendo,
che l’omo se ne possa ben schirmire.
— Olio santo ne l’estremo ungendo
lo Nemico non lo porrá tenire. —
     Iustizia ce rieca una virtute
che molto bisogna a questo fatto,
la Fortetute contra rei ferute
sí ce speza e dice al gioco: «matto»;
le Sacramenta, ensemor convenute,
con le Virtute hanno fatto patto
de star ensieme e non sian devedute,
e la Iustitia si ne fa ’l contratto.
     Iustizia si ademanda l’atto
de la virtute en tutto suo piacere,
e la Misericordia tal fatto
per nulla guisa nol pò adempire;
ma se con li Doni pò fare patto,
ha deliberato de exercire;
ensemora domandan questo tratto
a Cristo che ce degia sovenire.
     Ad esercitare la caritate
lo don de sapienzia c’è dato,
e la speranza ch’è d’alta amistate,
lo don de lo ’ntelletto c’è donato;
la fede che gli cieli ha penetrate
lo don de lo conseglio c’è albergato;
li Doni e le Virtute congregate
ensemor hanno fatto parentato.