Pagina:Iacopone da Todi – Le Laude, 1915 – BEIC 1853668.djvu/131

Da Wikisource.

lauda lv 125


     Mentre mangio ad ura ad ura — sostegno grande freddura,
lèvome a l’ambiadura — stainpiando el mio bancone.
     Paternostri otto a denaro — a pagar lo tavernaro;
ch’io non agio altro tesaro — a pagar lo mio scottone.
     Se ne fosser proveduti — gli frati che son venuti
en corte pro argir cornuti, — che n’avesser tal boccone!
     Se n’avesser cotal morso, — non farien cotal discorso:
en gualdana corre el corso — per aver prelazione.
     Povertate poco amata, — pochi t’hanno desponsata,
se se porge vescovata — che ne faccia arnunzascione.
     Alcun è che perde el monno, — altri el lassa como a sonno,
altri el caccia en profonno: — diversa han condizione.
     Chi lo perde è perduto, — chi lo lassa è pentuto,
chi lo caccia ha ’l proferuto, — èglie abominazione.
     L’uno stando gli contenne, — l’altri dui arprende arprende,
se la vergogna se spenne, — vederai chi sta al passone.
     L’ordene sí ha un pertuso — ch’a l’uscir non è confuso,
se quel guado fusse archiuso — starían fissi al magnadone.
     Tanto so gito parlando, — corte i Roma gir leccando,
c’ho ragionto al fin lo bando — de la mia presunzione.
     Iaci, iaci en esta stia — come porco de grassia!
lo natal non troveria — chi déme lieve paccone.
     Maledicerá la spesa — lo convento che l’ha presa;
nulla utilitá n’è scesa — de la mia reclusione.
     Faite, faite que volite, — frati che de sotto gite;
ca le spese ce perdite, — prezo nullo de prescione.
     Ch’aio grande capitale, — ché me so uso de male,
e la pena non prevale — contra lo mio campione.
     Lo mio campion è armato, — del mio odio scudato,
non pò esser vulnerato — mentre ha collo lo scudone.
     O mirabel odio mio, — d’omne pena hai signorio,
nullo recepí engiurio, — vergogna t’è esaltazione.
     Nullo te trovi nemico, — onnechivegli hai per amico;
io solo me so l’inico — contra mia salvazione.
     Questa pena che m’è data — trent’ann’è che l’agio amata;
or è gionta la giornata — d’esta consolazione.