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14 lauda vii


     Lo diavolo ce parla ed ensegna: — Questa posta
tu la puoi far occulta, — d’omne gente nascosta;
passa questa giostra, — nullo pensar facciamo;
se piú lo ’nduciamo, — tosto porri’ empascire. —
     Tanti sono li tumulti — e gli émpeti carnale,
che la ragion tapina — s’enchina a quisti male;
doventa bestiale — e perde omne ragione;
tanta confusione — non se porría scoprire.
     Da poi ch’è caduta, — conscienzia è mordace;
l’acqua e lo vento posa, — de stimolar non tace!
lo cor perde la pace — e perde l’allegreza
e viengli tal tristeza, — non si può reverire.
     Sospicasi la misera — che ’l saccia omnechivegli;
se vede gent’ensemora, — pensa de lei pispigli;
se gli vol dar consigli, — non par che ci aian loco;
perdut’ha riso e ioco — ed onne alegrez’avere.
     Borbotanse le cose, — le gente a pispigliare;
li parenti sentolo, — coménzate a lagnare;
lo cor vorría crepare, — tant’ha ’lbergate doglie!
tentat’è de rei voglie — de volerse perire.
     Lo diavolo ce rieca — mala tentazione:
— Que fai, detoperata — d’onne tua nazione?
Questa confusione — non è da comportare;
molte fa desperare, — en mala morte finire. —
     Guarda, non glie credere! — ché gionge al mal el peio;
che questa tua caduta — si pò aver remeio;
contra te fa asseio — de volerte guardare,
con pianto confessare; — sí porrai reguarire.
     Vedete li pericoli — con breve comenzate,
che nascon gli omicidii — e guastan le casate;
guardateve a l’entrate — che non entre esto foco!
si se cce anida loco, — nol porrai scarporire.
     Or vedete el frutto — del mal delettamento:
l’alma el corpo ha posto — en cotanto tormento;
siate recordamento, — frate, la guarda fare;
se vòi l’alma salvare, — non ce stare a dormire.