Pagina:Iacopone da Todi – Le Laude, 1915 – BEIC 1853668.djvu/93

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lauda xli 87


     — Dicete a la mia sposa — che deggia revenire;
tal morte dolorosa — non me faccia patire;
per lei voglio morire, — sí ne so enamorato.
     Con grande piacemento — facciogli perdonanza,
rendogli l’ornamento, — donoglie mia amistanza;
de tutta sua fallanza — sí me serò scordato.
     — O alma peccatrice, — sposa del gran marito,
co iaci en esta fece — lo tuo volto polito?
co se’ da lui fugito — tanto amor t’ha portato?
     — Pensando nel suo amore — sí so morta e confusa;
poseme en grande onore, — or en que so retrusa!
O morte dolorusa, — co m’hai circundato!
     — O peccatrice engrata, — retorna al tuo Signore,
non esser desperata — ca per te muor d’amore;
pensa nel suo dolore — co l’hai d’amor piagato.
     — Io aggio tanto offeso, — forsa non m’arvorría;
aggiol morto e conquiso; — trista la vita mia!
Non saccio ove me sia, — sí m’ha d’amor legato.
     — Non aver dubitanza — de la recezione;
non far piú demoranza, — non hai nulla cagione;
dame tua entenzione — con pianto amaricato.
     — O Cristo pietoso, — ove te trovo, amore?
Non esser piú nascoso, — ché moio a gran dolore;
chi vide el mio Signore? — narrel chi l’ha trovato.
     — O alma, noi el trovammo — su nella croce appiso;
morto lo ce lassamo — tutto battuto e alliso;
per te a morir s’è miso, — caro t’ha comparato!
     — Ed io comenzo el corrotto — d’un acuto dolore:
amore, e chi t’ha morto? — se’ morto per mio amore;
o enebriato amore, — ov’hai Cristo empicato?