Pagina:Iacopone da Todi – Le Laude, 1930 – BEIC 1854317.djvu/102

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comenzato avete a satisfare:
volentiere tieco faccio el patto,
ché tu solo si me puoi placare,
248 e si con tieco faccio lo contratto. —
— O Misericordia, que ademanni
per l’orno per cui e’stata avocata? —
— Meser, che Tomo sia tratto de banni,
che sbandito fo de sua contrata:
tribulata si so stata molt’anni,
da poi che cadde non fui consolata;
tutta la corte si mo ci aremanni,
256 se consoli me en lui compassionata.
Ché la sua infirmitate è tanta,
per nulla guisa se porria guarire;
se omne lor difetto non t’amanta,
de quii che fuoro e so e so a venire,
potere, senno e la voglia santa
de trasformare en omne suo devere,
consolarai poi me misera afranta
264 che tanto ho pianto con amar sospiri. —
— Sotilmente hai ademandato;
ciò che demandi io si voglio fare:
de l’amore si so enebriato,
che stolto me faragio reputare
a comparare si vile mercato,
e così gran prezo volere dare,
che l’om conosca quanto l’aggio amáto,
272 morir ne voglio per lo suo peccare. —
— Mesere, ecco Tomo si sozato
e de si vilissima sozura,
s’egli en prima non fosse lavato,
non si porria soffrir la sua fetura.
Or non se tarde ad esser medicato:
se tu noi fai, non è chi n’aggia cura;
da tutta gente si è desperato
280 e semivivo sta en gran frantura. —