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Pagina:Iacopone da Todi – Le Laude, 1930 – BEIC 1854317.djvu/212

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e
Da ciel me venne una vuce, — e disse: Segnate con cruce,
29e piglia el ramo de la luce — lo qual a Dio è molto a grato \
Con la croce me signai, — e lo ramo si pigliai:
tutto lo core ci afittai, — si ch’en alto fui levato.
Poi, levato en tanta altura, — trovai amor de dirittura,
33lo qual me tolse onne paura — onde el mio cor era tentato.
Encontenente ch’io fui gionto, — non me lassò figer ponto
de far sopra me un gionto — en un ramo sopra me piantato.
Poi ch’en quel ramo fui salito, — che da man ritta era insito,
37de suspiri fui ferito, — luce de lo sponso dato.
Da l’altra parte volse ’l viso, — e ne l’altro ramo fui affiso:
e l’amor me fece riso, — però che m’avea si mutato.
Ed io, sopra me guardanno, — doi rami ce vidde entanno:
41 l’uno ha nome perseveranno, — l’altro amor continuato.
Salendo su, cresi posare; — l’amor non me lassò finare:
de sopra me féme guardare — en un ramo sopra me fermato.
Salendo su, si resedea: — le poma scritte ce pendea,
45le lacrime ch’amor facea, — ché lo sponso gli era si celato.
Da l’altra parte volse ’l core, — vidde el ramo de l’ardore:
passando l’ha sentito amore, — che m’avea si rescaldato.
Stando loco non finava, — l’amor molto m’encalzava,
49de menarme lá ’ve stava — en un ramo sopra me esaltato.
Poi ch’ en quel ramo me alzasse, — scritto era ch’ io me
[odiasse,
perché tutto amor portasse — a quel Signor che m’ha creato.
Al ramo da l’altra parte — trasseme amor per arte:
53a lo contemplar che sparte — lo cor d’onne amaricato.
A lo ramo de piú alteza — si fui tratto con lebeza,
o’ languisce en alegreza — sentendo d’amor con odorato.
Da l’altra parte pusi mente, — vidi ramo ante me piacente:
57passando l’ardor pongnente, — ferendo al cor l’ha stemperato.
Stemperato de tal foco, — lo mio cor non avea loco:
fui furato a poco a poco — en el ramo sopra me fidato.
Tanto d’amor fui ferito, — ch’en quel ramo fui rapito
61o’ lo mio sponso fo apparito, — e con lui fui abracciato.
En me medesmo venni mino, — menato en quel ramo divino:
tanto viddi cosa en pino, — che lo cor ce fo anegato.