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Despiaceme nel prossimo — se vive sciordenato,
e piacerne el suo essere — buono da Dio creato;
de stare en lui innoxio — grande è filosofato:
34lo core è vulnerato — en passionato amare.
L’odio mio légame — a deverme punire,
discrezion contrastali — che non deggia perire:
de farine bene en odio — or chi l’odi mai dire?
38altro è lo patire — che l’udir parlare.
Lo degiunare piacerne — e far grande astinenza,
per macerar mio asino — che non me dia encrescenza;
ed esser forte arpiaceme — a portar la gravenza
42che dá la penitenza — nello perseverare.
Lo desprezare piacerne — e de gir mal vestito;
la fama surge, enalzame — de vanitá ferito:
da qual parte volvome, — parine d’esser intuito;
46aiuta, Dio infinito! — e chi porrá scampare?
Lo contemplare vetame — d’essere occupato,
lo tempo a non perderlo — famme enfacendato:
or vedete el prelio — ch’ha Torno nel suo stato!
50a chi non l’ha provato — non lo pò imaginare.
Piacerne el silenzio, — báilo de la quiete;
lo bene de Dio arlegame — e tolleme silete:
demoro infra le prelia, — non ce saccio schirmete;
54a non sentir ferete — alta cosa me pare.
La pietá del prossimo — vuol cose a sovenire,
l’amor de povertate — gli è ordo ad udire:
l’estremitate veggiole — viziose a tenire,
per lo megio transire — non è don da giullare. 5S
L’offesa de Dio legame — ad amar la vendetta,
la pietá del prossimo — la perdonanza affetta:
clemoro enfra le forfece, — ciascun coltel m’affetta;
62abbrevio miei detta — en questo loco finare.