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trare - quasi principescamente, ma la signorilità del loro trattamento non impedì certo ai miei ospiti di farmi capire anche con facili allusioni verbali, la notevole differenza che correva tra la nostra reciproca condizione finanziaria. Nè, in questo, erano troppo incolpabili. Conquistatori e possessori di denaro, gli davano, in effetto, il valore che credevano avesse, senza sfoggiar troppa delicatezza di sentimenti, o troppe morbidezze di parole.

A proposito del carattere di Vincenzo Cerri, non credo fuor di luogo raccontar qui alcuni aneddoti che rivelano molto bene la sua originalità e indipendenza di carattere.

Gli piaceva molto, artisticamente parlando, la testa di mio padre e metteva in opera tutti i mezzi possibili perchè egli l’atteggiasse alle diverse espressioni che danno un maggiore valore estetico, tanto che una sera, mentre eravamo a pranzo mi sussurrò piano all’orecchio: «Dai ad intendere di avere ingoiato uno spillo perchè io possa vedere la faccia di tuo padre». Da prima rifiutai, quantunque avessi inteso a volo la sua intenzione; poi, il caso mi parve così nuovo e così originale, che pronunziai le temute parole provocando immediatamente un’esclamazione di terrore al povero vecchino. Vincenzo approfittò di quel momento per esaminare con molta curiosità la fisonomia del babbo, e quella curiosità dovette essere così accentuata che mio padre, accorgendosene, fece un atto di stupore ed io proruppi in una fragorosa risata. Apriti cielo! Il babbo tutto