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Pagina:Idilli di Teocrito (Romagnoli).djvu/122

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Farmaco mai non ci fu che guarisse le doglie d’amore,
Nicia, per quanto io sappia, da fartene píttima o empiastro,
tranne le Muse. È questo rimedio piacevole e lieve
per gli uomini: però non facile impresa è trovarlo.
Bene, credo io, lo devi saper tu, che medico sei,
ed alle nove sorelle sei caro fra gli uomini tutti.
Alla men peggio cosí campava quel nostro Ciclope,
quel Polifemo, del tempo dei tempi, che amò Galatea,
quando su le sue gote cresceva la prima pelurie.
Ché l’amor suo non era da pomi, da riccioli e rose:
era una vera follía, sí che tutto poneva in oblío.
Spesso le pecore sue tornavan dai pascoli verdi
sole solette ai presepi. Ed egli, dal sorger dell’alba,
cantando Galatea, su l’alghe, a la spiaggia del mare,
si macerava, in cuore covando fierissima piaga.
Questo rimedio trovò. Seduto sovressa una roccia
ripida, al mare il guardo volgeva, ed il canto intonava.

Teocrito - 6